Una delle più particolari tecniche di ripresa è chiamata Slow Motion. Solitamente viene utilizzata per carpire movimenti rapidissimi, specie nei documentari. Inventata da August Musger nel 1904, si è notevolmente perfezionata poi dall’arrivo del digitale è con il suo culmine cinematografico popolare con Matrix. Correva l’anno 1999. Già prima il cinema l’aveva utilizzata con il film mitico Sette samurai (1954) di Akira Kurosawa.
Il principio dello slow motion è di utilizzare telecamere con un numero di fotogrammi al secondo (fps) decisamente superiore ai 24fps utilizzati per le normale riprese (l’occhio umano arriva a una percezione di 25 fps). La Phantom v12 ad esemio arriva a 6242 frame per secondo a 1280×800, e a 1000000 di frame in bassa definizione: sono 374520 frame al minuto… da paura!
Se volete vedere la Phantom all’opera cliccate qui.
Il principio è banale. Esempio: se servono 25 fotogrammi per fare 1 secondo di filmato, se abbiamo 100 fotogrammi al secondo, possiamo fare durare il nostro filmato da 1 secondo 4 secondi, senza perdità di fluidità delle immagini. Con la Phantom v12 arriviamo a portare 1 secondo a 260 secondi (in 24 fps) oppure a 11,5 ore circa in bassa definizione!!!
Questi signori invece hanno applicato questa tecnica a movimenti umani: guardate che razza di effetto fa un banale schiaffone alla faccia di questo grassottello signore. Impressionante. Penso sia la medesima tecnica applicata anche da quella pubblicità della tizia con lo shacker in mano: ricordate?
Pingback: La ricetta per una laurea perfetta