Ho iniziato ad apprezzare i libri che raccontano avventure bene, dopo qualche migliaio di km di running sulle gambe: una sorta di condivisione delle emozioni, del cammino, della fatica.
Walter Bonatti – meno visibile di altri “avventurieri” italiani – è un mito. E bisogna tenerlo in mente leggendo il suo libro. 16 anni di alpinismo estremo per poi convertirsi all’esplorazione, ridefinendone il significato: oggi siamo abituati a Bear Grylls, grande sponsorizzato e seguito da millemila telecamere.
Bonatti partiva quasi sempre da solo, arruolava indigeni, ma non sempre. Tutto in solitaria, tutto in autonomia, spesso nutrendosi di ciò che veramente trovata e accompagnato dalla macchina fotografica e zaini da mezzo quintale.
Il libro è assolutamente una testimonianza di un uomo che ha dato un nuovo senso all’avventura. L’unico neo è che spesso è freddo, molto “giornalistico”, poco emotivo. Tante volte, momenti di altissimo pathos si interrompono con un punto e parte un altro discorso. A volte sembrano più appunti non riletti: si può anche apprezzare.
La parte più bella – indiscutibile il valore del racconto e dei luoghi perfettamente descritti – è la fine dove un Walter decisamente molto maturo e consapevole butta giù nero su bianco le emozioni: peccato duri poco.
Libro disponibile su Amazon http://goo.gl/jd0oUS anche in formato Kindle (io fatalità li ho entrambi!).
ps: magari se avete dei figli che apprezzano l’avventura, leggetegli qualcosa di Walter Bonatti e spegnete la TV